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Leggere Lévi-Strauss per capire Instagram

LA REPUBBLICA / Ma quale furto d’anima. In quel capolavoro di romanzo dell’etnologia che è Tristi tropici, Claude Lévi-Strauss (avrebbe appena compiuto 110 anni) si fa beffe di un luogo comune antropologico, quello per cui i “selvaggi” e i “primitivi” fuggirebbero di fronte all’obiettivo della macchina fotografica per il terrore, appunto, che rubi loro il segreto più intimo dell’identità umana.

Con lui, i suoi amati Caduvei si comportarono ben diversamente. Passarono alla compravendita. “Avevano perfezionato il sistema: non solo essi esigevano di essere pagati per lasciarsi fotografare, ma mi obbligavano a fotografarli perché io li pagassi”. Al punto che, da saggio amministratore del bene limitato delle sue pellicole, il giovane Claude fingeva soltanto di scattare – e sborsava “qualche milreis”.

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