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Koni Steffen, quando parlate di riscaldamento globale pensate a scienziati come lui

Ho avuto il piacere di conoscere Konrad Steffen un paio di anni fa, ad un summit sui cambiamenti climatici organizzato alla Triennale di Milano, e poterci anche scambiare qualche parola dopo la sua conferenza. Era molto entusiasta del Swiss Arctic Project che avrebbe mandato, pochi mesi dopo, cinque giovani svizzeri, tra cui una ticinese, alle Svalbard per osservare i cambiamenti climatici.


IL FATTO QUOTIDIANO / Konrad Steffen, detto “Koni” dai suoi discepoli, ha dedicato la vita a misurare i ghiacciai della Groenlandia malati di riscaldamento globale. E in un crepaccio pieno d’acqua è morto l’8 agosto scorso a 68 anni, non distante dallo Swiss Camp, le due tende rosse che egli stesso fondò a quota 1100 metri sulla costa occidentale della Groenlandia nel 1990 come spartana stazione meteo e di ricerca scientifica.

In questi ultimi anni la fusione della grande calotta artica è in accelerazione e contribuisce per circa un millimetro all’anno alla crescita di livello marino globale. Se fondesse tutta farebbe aumentare le acque di sette metri. Di questo era assai preoccupato Steffen, che, nato nel 1952 e formatosi scientificamente a Zurigo, era approdato dalle Alpi alle Montagne Rocciose, dove negli anni Novanta divenne docente di glaciologia e climatologia all’Università del Colorado e responsabile di progetti di ricerca nell’artico.

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